Luzzara
La prima parte del percorso si snoda attraverso la golena, che ospita il Porto delle Garzaie come sede di pontili per accogliere imbarcazioni. L'attracco è inserito in una graziosa e ampia area verde immersa nel caratteristico e maestoso paesaggio fluviale. Importante è anche la Via Alzaia, lungo l'argine, che permette di fare lunghe passeggiate e giri in bici ammirando il fiume Po. Originariamente, la Via Alzaia è stata costruita nel 1926 per incanalare il fiume Po al fine di renderlo navigabile. La definizione di alzaia deriva da "fune" con cui si tirano dalla riva, contro corrente, le barche lungo il fiume. Venivano trainate da quadrupedi, oppure in mancanza di animali tiravano le persone con fatiche enormi; tale modalità di traino veniva chiamata "ansana". Questa via funge da collegamento con Guastalla e Riva di Suzzara (MN). Di particolare interesse anche la Cava Luccio, un laghetto artificiale derivante da una cava per l'estrazione dell'argilla, attorno al quale sono stati creati percorsi pedonali e didattici per le scuole. Infine la golena ospita il River Park, un meraviglioso ed adrenalinico parco avventura su alberi secolari nell'area naturale del fiume Po con diversi percorsi acrobatici per grandi e piccoli. Nelle vicinanze si trova il chiosco “La Baia”.
Spostandosi nel centro storico, è possibile ammirare Piazza Ferrari con la Torre Civica, Piazza Iscaro (in memoria del Brigadiere Capo Pasquale Iscaro), Teatro sociale Luzzara “Danilo Donati” in Piazza Tedeschi, Chiesa di San Giorgio, Museo Nazionale delle Arti Naïves “Cesare Zavattini”( ex Buris Lodigiani) e Centro Culturale Zavattini.
L'itinerario termina con una sosta al Museo della Treccia, di recente realizzazione, ricavato all’interno della antica struttura riconosciuta come Chiavica di Villarotta che risale all’incirca al 1484. All’interno del locale ricavato, dove si trova un camino originale del XV secolo, sono collocati i macchinari (tornio e macchine rifiltratici dei trucioli) con cui si ottenevano i ‘paioli’ dai tronchi di legno di pioppo, poi dati alle donne per farne delle trecce. Dalle trecce poi si ottenevano, tramite cucitura, i tradizionali cappelli di paglia, per cui Villarotta divenne famosa nel ‘700 come la “Villa dei Cappelli”.