Poviglio
L'itinerario parte da Via Argine Mola, in loc. Godezza. Anticamente era chiamata Lacumducium, Lagoducto, Lagoducio, Lagoduscia. Il nome richiama le frequenti inondazioni del Po che trasformarono questo luogo in una specie di lago o vasta palude, affliggendo le popolazioni che l’abitavano; una pianura fertile ma troppo vicina al grande fiume e soggetta ai suoi capricci. Nella “pergamena delle decime” del 1230 appare come una cappella dedicata a San Martino di Tour, e San Martino resta il patrono della frazione. Gli scavi e gli studi del sottosuolo della frazione hanno dato notevoli risultati: il sito più importante si trova in via Cervarola, in località “Le Grazie”, dove è stato individuato un rilevante insediamento rustico residenziale della fine Età Repubblicana – primo Periodo Imperiale. Lungo Strada Romana, poi, sono state scoperte tombe romane e recuperate tavole con lapidi.
La tradizione ricollega la nascita di Poviglio a due orfani, Pupilii, rappresentati nello stemma comunale da due putti, da cui il nome della città. Il territorio era sede di insediamenti già dall’età del Bronzo, tanto che sono state rinvenute ben 10 aree archeologiche riconducibili alla cultura terramaricola, attestata nella Pianura Padana tra fine XVII e inizi XII secolo a.C. e considerata uno dei più grandi episodi di popolamento in Europa. L’insediamento principale, per dimensioni e durata, è la terramara di Santa Rosa, seconda tappa del nostro viaggio: estesa 7 ettari e impiantata tra fine XVI e inizi XV secolo a.C. sopravvive fino alla metà del XII secolo a.C., epoca del generale collasso della cultura terramaricola. Sede di sistematiche ricerche dal 1984, ne sono stati scavati circa 10.000 mq così da fare di S. Rosa uno dei principali scavi preistorici (per estensione dell’area indagata e per completezza delle indagini) in ambito europeo. I materiali più significativi (vasellame, strumenti e ornamenti in bronzo, in palco di cervo, resti di fauna, perle in ambra o pasta vitrea) sono esposti, insieme all’apparato illustrativo, presso il Museo della terramara Santa Rosa.
Spostandosi in Piazza Umberto I, è possibile ammirare la Chiesa parrocchiale dedicata a S. Stefano Protomartire. La chiesa fu edificata tra il 1250 ed il 1300. Ad essa erano soggette, tra il Quattrocento ed il Cinquecento, le chiese di Casalpò, Castelnovo di Sotto, Cogruzzo, Fodico, Godezza, Meletole, Olmo, Sant'Ilario. Subì nel corso dei secoli diversi interventi, che comportarono tra l'altro lo spostamento dell'ingresso dal lato settentrionale a quello meridionale, e restauri, l'ultimo dei quali avvenuto nell'Ottocento. Il tempio presenta una facciata ripartita in lesene su doppio ordine. Il prospetto è bipartito con parte centrale sopraelevata, conclusa da frontespizio triangolare. L'interno è suddiviso in tre navate. Sopra l'altare maggiore vi è un quadro del pittore Carlo Zatti. Una copia del dipinto campeggia sopra l'ingresso principale, opera dello scultore Oreste Carpi. La torre campanaria, realizzata nel XIV secolo e più volte rimaneggiata, presenta una cella superiore in trifore con copertura piana balaustrata.
L'ultima tappa del nostro percorso prevede una sosta alle ex Cave Corazza. I “Busòn ed Coràsa”, sono localizzati nell’immediata periferia di Poviglio e si estendono su una superficie totale di 7 ettari. Si tratta di un’area di riequilibrio ecologico, inserita nella rete delle aree protette della Regione Emilia-Romagna. Per la presenza dell’acqua stagnante, di superficie e sotterranea, continua o episodica, sono una zona umida che conserva l’aspetto originario della Pianura Reggiana. In questo ambiente si è spontaneamente sviluppata una vegetazione che ha creato un ecosistema prezioso per la conservazione della specie vegetali ed animali che vi si sono insediate. Di notevole interesse è la presenza, nelle zone adiacenti i bacini, di importanti zone “ecotonali” o di transizione, costituite da lunghi filari di siepi, che rappresentano un prezioso rifugio per moltissimi animali. L’Oasi è oggi un esempio, anche se improprio, di come doveva presentarsi buona parte della nostra Pianura mille anni fa: siepi lungo le strade, grandi quantità di luoghi incolti dove predominava il bosco con molteplici varietà di specie vegetali e animali. Per quanto concerne la componente animale, oltre a numerose, quanto indispensabili, comunità di insetti, dobbiamo annoverare la presenza di anfibi e rettili. L’Oasi Ex Cave Corazza è, inoltre, una Area di riequilibrio ecologico (A.R.E.) inserita nella rete delle aree Protette della Regione Emilia Romagna.