Giovannino Guareschi

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Giovannino Guareschi

Giovannino Oliviero Giuseppe Guareschi, scrittore e giornalista, nasce a Fontanelle di Roccabianca nel 1908, da famiglia piccolo-borghese.

Trasferitisi nel Parmense per questioni lavorative, lì Giovannino prosegue gli studi e conosce Cesare Zavattini, a sua volta giunto a Parma, da Luzzara, come istitutore del collegio: con lui redasse il giornale studentesco. L’amico e mentore, di appena sei anni più vecchio, ebbe grande influenza su di lui e sul suo sviluppo letterario. A Parma il giovane Guareschi proseguì gli studi universitari in giurisprudenza, lavorando nel mentre come correttore di bozze e poi aiuto-cronista al Corriere Emiliano per intercessione di Zavattini stesso, che ne era caporedattore. Presto cronista e capo-cronista, si cimentò in articoli, novelle, rubriche e disegni politicizzanti.

Nel 1934, lasciata l’università, diretto a Potenza per il servizio militare. Sempre da Zavattini, in quel periodo impiegato alla Rizzoli Editore di Milano, proviene la proposta di collaborare alla nascita di un giornale umoristico, pungente, rivolto agli strati medio-alti: da questi presupposti nascerà il satirico Bertoldo. Nel mentre, produce disegni e articoli per altre riviste Rizzoli e svolge servizio nell’artiglieria del Corpo d’Armata di Modena. Si sposta poi a Milano con la futura moglie Ennia Pallini per lavorare come redattore della rivista di Zavattini, pubblicando un primo libro nel 1940, La scoperta di Milano, e un secondo nel 1942, Il destino si chiama Clotilde. Sullo sfondo della Seconda Guerra Mondiale, tramonta il Bertoldo: nel 1943, un bombardamento anglo-americano ne distrugge parzialmente la sede.

Nel 1942, alla notizia, poi scoperta falsa, della morte del fratello sul fronte russo, Guareschi - dal carattere notoriamente ribelle e focoso - inveisce testardamente contro Benito Mussolini, venendo così arrestato. Rilasciato, viene costretto a cessare ogni collaborazione con Il Corriere della Sera, La Stampa e l’E.I.A.R.. Inviato poi come tenente ad Alessandria e quindi in caserma al momento dell’armistizio, è fatto prigioniero dai tedeschi che lo inviano nei campi di prigionia di Częstochowa e Beniaminów in Polonia e poi in Germania, a Wietzendorf e Sandbostel, dove rimane due anni con altri Internati Militari Italiani, venendo accolto alla liberazione in una struttura volontaria a Pescantina, nata per offrire un primo soccorso ai prigionieri sopravvissuti.

Tornato in Italia, nel 1945, fonda con altri la rivista indipendente e vagamente monarchica il Candido, curandone numerose rubriche fino al 1957, dedicandosi alla satira e alla denuncia di omicidi politici a carico di partigiani comunisti. Durante il suo militare per questo giornale, Guareschi pubblica nel 1948 il suo primo romanzo su Don Camillo e Peppone.

Ad oggi, Guareschi si consacra, con oltre 20 milioni di copie vendute, tra gli scrittori italiani più popolari e influenti di ogni tempo, in particolare grazie a questa sua opera, la più amata: il Mondo Piccolo, una serie di 347 racconti ambientati nella fittizia Ponteratto, località della Bassa Reggiana - che la città di Brescello interpreta nei successivi cinque adattamenti cinematografici, divenendo per questo “il paese di Don Camillo”. Queste storie narrano le avventure degli amici-rivali Don Camillo, il parroco, e Peppone, il sindaco comunista.

Nel mentre, Guareschi risiede a Busseto, abbandonando la terra natale solo per settimanali visite alla redazione milanese del Candido. Fortemente cattolico, monarchico convinto e fervente anticomunista, non rinuncia alla feroce invettiva politica, criticando notoriamente la cieca obbedienza e inneggiando all’indipendenza di pensiero. Per questa sua accesa satira  anche incontro a una serie di condanne: la prima per vilipendio al Capo dello Stato, Luigi Einaudi; la seconda per diffamazione su denuncia del capo di governo Alcide De Gasperi. Quest’ultima, nata da alcune lettere potenzialmente compromettenti di De Gasperi poi rivelate false, lo costringe a 12 mesi di carcere. Di conseguenza, nel 1954, Guareschi viene recluso nel carcere di San Francesco del Prato a Parma per 409 giorni, ottenendo sei mesi di libertà vigilata per buona condotta. I mesi di reclusione deteriorano la sua salute, sicché Guareschi trascorre lunghi periodi in Svizzera per curarsi.

Dopo alcuni dissidi legati alla trasposizione cinematografica, curata da Angelo Rizzoli, del suo romanzo, Guareschi interrompe ogni contatto con il Candido e Rizzoli chiude il settimanale. Guareschi torna allora al paese natio, dove apre un bar e, successivamente, un ristorante. Nel mentre, collabora con il quotidiano La Notte e il settimanale Oggi, e, dal 1963, con Il Borghese, con disegni e articoli. 

Giovannino Guareschi muore nel 1968, nella sua residenza estiva di Cervia, per un infarto. A lui e ai suoi immortali personaggi sono dedicati vari luoghi nella Brescello che li ha ospitati: il Museo Guareschi, il Cinema e il Territorio; il Museo Peppone e Don Camillo; il Murales di Peppone e Don Camillo e le statue bronzee loro dedicate in Piazza Matteotti.

 

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