Il piccolo grande mondo di Giovannino Guareschi
1. Don Camillo - di Julien Duvivier, 1952.
Le storie del prete (Fernandel) della bassa, del sindaco comunista (Gino Cervi) e del Crocifisso parlante, famose in tutto il mondo. Scontro politico, amicizia, comicità e umanità dei personaggi sono le caratteristiche del "mondo piccolo", in questa Italia del Secondo Dopoguerra.
Il percorso parte dalla Casa Museo Guareschi, nella frazione di Roncole Verdi, a Busseto. Accanto alla dimora natale del grande Giuseppe Verdi, nei locali che ospitavano il ristorante da lui stesso aperto, sorge oggi un luogo di studio, documentazione e visione unico, per conoscere a fondo Giovannino Guareschi. Libri, numeri del Candido e del Bertoldo, appunti, disegni, vignette, lettere e molto altro ancora sulla vita e le opere dello scrittore di Fontanelle, “papà”, tra l’altro, di Don Camillo e Peppone. Il cinema degli anni '20 - come ricorda sempre Guido Conti - fu per Guareschi, Cesare Zavattini, Pietro Bianchi, Attilio Bertolucci e altri intellettuali, una fonte inesauribile di ispirazione.
Spostandosi nel Comune di Polesine Zibello, si incontra l’Oratorio di San Luigi/Madonnina del Po. L’intero paese è ricco di testimonianze, luoghi e targhe che ricordano Guareschi. In queste zone della provincia fiorivano i volti reali che concorsero ad ispirare i suoi personaggi: il Sindaco di Polesine Enzo Carini e il parroco Don Ottorino Davighi, ad esempio. Posti appartati, quiete della bassa, erano sollievi alle sue dinamitarde imprese letterarie e satiriche, nonché alle sue sofferenze e malinconie. ...e spesso vado a sedermi come allora sulla riva del Grande Fiume e mentre mastico un filo d'erba, penso “si sta meglio qui, su questa riva..." (cit.).
Cultura e buona tavola sono due componenti chiave nella biografia di Guareschi, e a Polesine Zibello si ritrovano in due esperienze particolari: la storia del cinema raccontata dalle macchine funzionanti raccolte in una vita di passione dal signor Luciano Narducci, conservate nel Museo del Cinema, e una vera e propria apologia del maiale, del culatello e di tutti i tesori gastronomici che caratterizzano questi luoghi, da ritrovare nel Museo del Culatello.
"Ecco il paese". E' Brescello il cuore civile, religioso, sociale, popolare e politico del Mondo Piccolo messo in scena da Duvivier, sulla base di alcuni racconti di Guareschi. Qui si affacciano il Municipio, la Chiesa di Santa Maria Nascente, dove all'interno si trova il "Cristo Parlante" originale. Ma anche i portici e i bar, lo studio dell'Avvocato Stiletti. E c'è anche l'ufficio di reclutamento comparse Amato-Rizzoli, che nel 1951, all'avvio della lavorazione del film, raccolse l'adesione di migliaia di persone. Sulla piazza si svolgono i comizi, l'inizio della processione, le zuffe, le provocazioni, i contrasti e le affinità tra il bonario primo cittadino e l'indomabile curato.
La sequenza della processione con il Cristo Parlante (e il cane Ful al seguito) inizia a Brescello, davanti alla Chiesa. Poi prosegue e culmina con l'incontro tra Peppone e i suoi compagni e Don Camillo, ai piedi dell'argine maestro. Tutto sembra lineare ma in realtà queste scene hanno come location il centro storico, con il viale ciottolato di Boretto. "Gesù trattienimi, perché qui son legnate", sussurra il curato alla vista dei rossi.
2. Il ritorno di Don Camillo - di Julien Duvivier, 1953.
Dopo essere stato spedito per punizione su un crinale impervio, nella parrocchia di Montenara, Don Camillo fa ritorno al paese, per fronteggiare nuovi screzi con l'Amministrazione comunista di Peppone, ma anche una incombente e terribile alluvione, portando soccorso, materiale e spirituale, alla popolazione.
A Brescello, in Piazza Matteotti, è possibile scorgere il Protiro della Chiesa, costruito in muratura per esigenze scenografiche e donato al paese dalla produzione Amato/Rizzoli: è lo stesso presente anche oggi. È un esempio sorprendente di architettura creata in origine per il cinema, poi rimasta al suo posto stabilmente, realizzando ancora una volta quel magico binomio di finzione‐realtà che caratterizza tutto il paese.
3. Don Camillo e l'Onorevole Peppone - di Carmine Gallone, 1955.
Peppone inizia la corsa elettorale per entrare in Parlamento. La campagna elettorale si intreccia con nuovi contrasti con Don Camillo, che si ricomporranno nel finale, quando prevarrà l'amore per il paese, il mondo piccolo che divide e riunisce.
Nella località di Ghiarole (Brescello), si ritrova ancora la cascina in cui i comunisti di Peppone custodivano il carro armato tedesco (in realtà americano), residuo post-bellico, poi riattivato maldestramente dalla coppia Prete & Sindaco. Operazione Panzer! Il mezzo militare, rievocativo, è diventato un monumento istituzionale, che troneggia nella piazza dei musei.
A Boretto, sulla strada dell'argine maestro del Po, è ambientato invece il celebre ritorno al paese in bicicletta. Visibilissimo il fiume, i fabbricati, il ponte sulla Bonifica e altri elementi del paesaggio fluviale borettese. "Se uno dei due si attarda, l'altro l'aspetta, per continuare assieme il lungo viaggio fino al traguardo della vita" (cit.).
4. Don Camillo Monsignore…ma non troppo - di Carmine Gallone, 1961.
Don Camillo, divenuto Monsignore, Peppone, eletto Senatore, riescono a trovare pretesti per tornare al paese per dirimere nuove tensioni: l'abbattimento di un piccolo santuario e la querelle sul matrimonio del figlio. Sarà anche l'occasione per condividere momenti importanti, come la celebrazione di un concittadino deceduto durante gli scontri di Reggio Emilia del 1960.
A Poviglio si incontra la Chiesa di San Martino di Tour. In questa piccola basilica, sperduta nella campagna, si rifugiarono Don Camillo, Peppone, e i "promessi sposi" Walter (figlio di Peppone) e Rosetta, con i familiari più stretti, per la celebrazione in gran segreto del matrimonio religioso, accettato alla fine dal Sindaco, che si era battuto per un matrimonio civile. Ancora una volta, oltre al Cristo, è l'intervento della moglie Maria, il fatto risolutore della controversia.
L'itinerario si conclude a Boretto, nell'area in prossimità della bonifica, lungo l'argine maestro, dove si trovava un casolare (poi demolito) nel quale venne girata la scena in cui Don Camillo, intento a giocare a carte con i propri concittadini, viene "pescato" dal suo segretario vaticano per farlo tornare a Roma, a fare il Monsignore, dopo la lirica parentesi brescellese.