Le terre di Antonio Ligabue: arti, passioni e inquietudini

Le terre di Antonio Ligabue: arti, passioni e inquietudini

1. Marquise - di Vera Belmont, 1996.
La storia di Marquise-Thérèse de Gorla, incantevole attrice e ballerina che lavorò nella compagnia di Molière, in un affresco melodrammatico di un Seicento europeo carico di aspettative e, ancora una volta, di impetuose passioni sentimentali.

Se il Seicento fu un secolo di declino, l'arte, la pittura, la danza trovarono invece il loro apogeo. E nelle vicende di Marquise si coglie l'occasione per ammirare ancora il complesso architettonico della Rocca di San Secondo Parmense, che prende origine dal nucleo quattrocentesco voluto da Pier Maria Rossi. Nel corso del XVI secolo, venne trasformato in signorile residenza monumentale da Troilo I, Pier Maria III, Troilo II. Ospita un imponente ciclo pittorico di modello profano con favole, miti e la superba sala delle Gesta Rossiane.

 

2. La Certosa di Parma - di Mauro Bolognini, 1982, Serie TV.
Trasposizione per la Rai del romanzo di Stendhal. La storia è quella degli ideali politici e delle delusioni di Fabrizio Del Dongo, arruolatosi nell'esercito napoleonico, nonché della sua indimenticabile storia d'amore con Clelia. Tra gli attori spiccano Marthe Keller, Gian Maria Volonté, Lucia Bosè, Ottavia Piccolo e Andrea Occhipinti.

La fine del '700, la dinastia dei Farnese, dei Borbone, e poi l'avvento dell'era napoleonica con Maria Luigia d'Austria, hanno realizzato quel gigantesco gioiello che è la Reggia di Colorno con il suo giardino storico. Naturale dunque fu l'utilizzo per il cinema di questo sontuoso edificio, ideale come contesto e palcoscenico delle vicende stendhaliane. Così, nell'ammirare l'ascesa militare e poi il ritiro religioso di Del Dongo, scorgiamo i frammenti di opere sublimi: le architetture del Petitot, le sculture in rilievo del Boudard, gli stucchi rococò di Carlo Bossi. Un'immersione nei fasti, nel lusso ducale e nella dimensione estetica di un palazzo da sogno, anche per il cinema.

 

3. Lo specchio, la tigre e la pianura - di Raffaele Andreassi, 1961.
Vincitore del Festival di Berlino, come miglior documentario. E' la vita sorprendentemente vera, in presa diretta, attenta di Antonio Ligabue, pittore della bassa. Andreassi, che scoprì il talento impetuoso dell'artista grazie al giornalista Erminio Canova, ha uno sguardo discreto ma affascinato, che cerca di raccogliere i tratti misteriosi e insondabili di "Toni".

L'ambiente naturale e di Ligabue è oggi una riserva ricca di specie vegetali e animali: si tratta della Golena del Po di Gualtieri. All’inizio del XX° secolo la zona fu utilizzata per rifornire di argilla una fornace mediante una teleferica dotata di piccoli contenitori (i “caldarén”). L’area si estende per circa 13 ettari e costituisce un habitat naturale per l’avifauna. Vi si trovano esemplari quali l’airone cinerino, la nitticora, la garzetta, la folaga, la gallinella d’acqua, donnole, ricci, volpi. La caratteristica più importante dell’area è la presenza di un esteso bosco planiziale, il più “vecchio” delle golene reggiane. Sono presenti almeno 32 specie diverse di alberi ed arbusti autoctoni. Il bosco si è creato spontaneamente nel corso di 50/60 anni con grossi salici, pioppi bianchi e neri, aceri campestri, olmo minore e iberiano. Questa parte di bosco è lasciata evolvere in modo naturale / "I suoi occhi mi fecero pensare immediatamente a quelli delle tartarughe, così carichi di potenza, ma anche di curiosità e di dolore" (cit. R. Andreassi).

  

4. Ligabue - di Salvatore Nocita, 1977.
Serie TV, "Ligabue" con Flavio Bucci, sceneggiatura di Cesare Zavattini e Arnaldo Bagnasco. Vincitore del Gran Premio delle Americhe al Festival di Montreal. Racconta la storia tormentata e visionaria del pittore Antonio Ligabue (1899-1965), che visse, prima di essere scoperto e celebrato, un'esistenza dolorosa segnata da solitudine e disagio psichico.

Il Museo documentario Antonio Ligabue ha sede a Gualtieri: nella Sala "Giove" di Palazzo Bentivoglio sono raccolti materiali bibliografici e iconografici, filmati originali, due dipinti originali permanenti, fotografie e incisioni, sculture in bronzo e una scultura in creta cruda.

Sempre a Gualtieri, si incontra Piazza Bentivoglio. Elegante e scenografica piazza, perfetto quadrato di cento metri di lato, su di essa si affaccia anche l’omonimo Palazzo, che fu residenza dei marchesi di Gualtieri. Compaiono anche la Torre dell'Orologio e, sul lato sud, la collegiata di Santa Maria della Neve. Senza dubbio una delle piazze più belle d'italia e spazio di tante scene pubbliche della vita del pittore / "A me non mi comanda nessuno!" (cit. dal film)

Il legame tra Luzzara, Ligabue e il film di Nocita, è molto forte. Non solo perché è il paese dei pittori naïf, di suggestioni e simbologie padane, ma anche perché la sceneggiatura è tratta dal libro di Zavattini su Toni, del 1967. Opera in versi, dal titolo "Toni", appunto. "Ligabue" sceneggiato in tre puntate per la RAI, ha visto la sceneggiatura di Cesare Zavattini e Arnaldo Bagnasco.

 

5. Volevo nascondermi - di Giorgio Diritti, 2020, con Elio Germano, prodotto da Palomar.
Con la sua grande sapienza, cultura e sensibilità, Diritti, dopo Nocita, torna a raccontare la dolorosa ma prolifica vita di Ligabue. Lo fa ricreando un contesto superlativo della bassa padana, approfondendo documenti e dettagli delle relazioni del grande pittore, ne tratteggia nuovamente l'energia, la miseria e il mistero.

Dentro la Golena del Po di Gualtieri, percorrendo la ciclovia immersa nella natura del fiume, si può scorgere in lontananza questa curiosa abitazione del passato, completamente ricoperta dall'edera. La "casa verde" è quella dove, nel film, Ligabue mostra all'artista amico Mozzali (che lui dichiarò essere suo vero amico, sentendo il dovere di precisarlo) una sua opera dipinta su una parete interna dell'edificio: la raffigurazione della sua vita futura, in cui si vedeva a bordo di un calesse, sposato, con una vita da benestante in mezzo alla campagna.

Spostandoci a Guastalla, sulla Piazza maggiore, con uno sguardo che parte da Palazzo Ducale, lo stesso di Novecento di Bertolucci, assistiamo all'incontro tra Ligabue, già in possesso della moto Guzzi e all'avvio della sua fama artistica, e Sassi, il quale è interessato a promuovere i suoi quadri.

Sempre a Guastalla, nella piazza interna del Palazzo Gonzaga, teatro di tante rappresentazioni cinematografiche, si svolge l'incontro tra Toni e una piccola scolaresca di passaggio: tenerezza e timore reciproci coronano questo incontro furtivo, nella cornice decorata dell'edificio.

Luzzara è invece teatro di una scena molto suggestiva, girata nella zona del Po: una camminata di Elio Germano/Toni che sale dal pennello e procede verso la via Alzaia. 

La Tenuta Riviera, a Novellara, con l'aia e l'interno della corte, era la piazza in cui, una volta accolto a Gualtieri da Mazzacurati, Mozzali e dagli altri che gli sono stati vicini, prende forma l'arte di Ligabue, nel rapporto con gli animali da cortile, con i bambini, con la parte benevola del Paese, che nel mistero riuscirono ad accompagnarlo e ad intuire la solitudine, l'umanità e la necessità di esprimersi racchiuse in questo essere infelice venuto dalla Svizzera.

 

6. I lupi dentro - di Raffaele Andreassi, 2001.
Documentario sui pittori naïf della bassa padana, ma soprattutto sulle conseguenze che su di loro ha avuto la vita e l’arte del più famoso tra tutti: Antonio Ligabue (“Toni”).

È un viaggio poetico tra le grandi anse del Po, alla ricerca di ciò che non c’è più e del perché non c’è più, tra personaggi di ogni genere, più o meno lucidi, più o meno leggendari. Diverse scene sono girate a Luzzara.

 

7. Ludwig - di Luchino Visconti, 1972.
La vita del più famoso e affascinante sovrano bavarese, con un cast di grande livello che annovera tra gli altri Helmut Berger nel ruolo del protagonista e Romy Schneider in quello dell'imperatrice Sissi.

La Donazione Tirelli ‐ Trappetti allestita nella Sala Icaro di Palazzo Bentivoglio presenta importanti abiti di scena del cinema e del teatro, esposti grazie alla Donazione di Umberto Tirelli, grandissimo costumista, sarto e designer, nato a Gualtieri nel 1928 e fondatore della Sartoria Tirelli di Roma, dalla quale provengono. Fu collaboratore di Piero Tosi, Franco Zeffirelli, oltre che del luzzarese Danilo Donati, e di moltissimi registi. La Sartoria Tirelli aggiunse arte, perizia e qualità a tante rappresentazioni, rivestendo un ruolo di primo piano, nazionale e internazionale, per questo fondamentale mestiere del cinema e dello spettacolo. Nella stessa sala è esposto anche l'abito di Piero Tosi indossato da Romy Schneider.

 

8. Roma - di Federico Fellini, 1972.
Più che una dichiarazione d'amore per l'Urbe, il regista propone un ritratto di Roma, eccentrico e iperrealista, e dei suoi rapporti con la città, in una sorta di documentario fantastico. Premiato con un Nastro d'Argento.

Danilo Donati, (Luzzara 1926 – Roma 2001) è stato uno scenografo, costumista e scrittore, una delle figure più importanti della cinematografia mondiale. Iscrittosi alla Scuola d’Arte di Porta Romana a Firenze, nell’immediato dopoguerra diventò allievo del pittore Ottone Rosai. La sua geniale attività ha rivoluzionato le tecniche scenografiche dell’arte dello spettacolo. Ha lavorato con i più grandi registi contemporanei, tra cui Visconti, Pasolini, Fellini, Zeffirelli, Bondarciuk, Benigni. Nel corso della sua infaticabile carriera è stato insignito di due premi Oscar (per Romeo e Giulietta di Zeffirelli e per Casanova di Fellini). Con "Roma" di Fellini raggiunse vette di maestria e ingegno, invenzione e sperimentazione ancora oggi sorprendenti. Roma è anche la città del cinema che ebbe sempre una relazione particolare con la bassa, con Zavattini e con gli altri cineasti che spostarono verso la provincia molte ambientazioni delle loro opere, soprattutto negli anni '60. Il ritrovato Teatro Sociale di Luzzara dal 2018 porta il suo nome.

 

9. Mondo Za - di Gianfranco Pannone, 2017.
Un mondo della bassa emiliana in trasformazione, tra passato, presente e futuro, tra antichi abitanti e nuove cittadinanze.

Cesare Zavattini e la Bassa reggiana. La Bassa reggiana e Cesare Zavattini. Un rapporto di reciprocità ricco e complesso, che in questo film intreccia passato e presente, creando un nuovo tempo sospeso e poetico attraverso le testimonianze di quattro uomini d’età e condizioni sociali diverse. Un film a partire dal grande Zavattini, padre del Neorealismo italiano che incontra idealmente la sua gente in questo pezzo d’Emilia lambito dal fiume Po.

 

10. Decadenza - di Gianluca Menta, videoclip dei Nomadi, 2017, tratto dall'album "Nomadi dentro".

Anche la musica dei Nomadi ha sempre raccontato la Bassa: il paese, il fiume, l'ambiente, la guerra e la politica. Nel 2017 viene anche girato un videoclip in una piazza tipica, quella di Zibello. Architettura, fotografia e tipico sound della band di Beppe Carletti, concorrono a definire il patrimonio artistico e umano di questa leggendaria terra piatta, tra il Po e il crinale.